Anche se è estate, anche se, complice il clima di vacanza, ci sentiamo tutti (giustamente) più liberi e più spensierati, questo non comporta l’automatica sospensione delle regole del vivere (e condividere) comune.
Sono stato contattato da una conoscente che mi ha domandato se davvero una sua amica poteva chiederle, come in effetti aveva fatto, di rimuovere da Facebook una foto che lei aveva condiviso e in cui anche questa amica era presente.
La foto in questione, mi raccontava, era stata scattata durante una cena estiva e, secondo il suo parere, era palese che qualcuno dei presenti avrebbe potuto condividerla attraverso canali social, per questo motivo, se l’amica in questione avesse avuto qualcosa in contrario, avrebbe dovuto esplicitarlo subito o quantomeno evitare di essere ripresa nei numerosi scatti che si erano susseguiti durante la serata.
Sono rimasto un po’ sorpreso di fronte al suo stupore quando le ho detto che, a mio parere, l’amica aveva il diritto di richiedere la rimozione dell’immagine.
Ora, per quanto ad alcuni possa apparire strano, è utile sapere che no, non basta essere gli autori di una foto per fornirci una sorta di diritto divino alla pubblicazione sui Social e, più in generale, sul web.
Anzi, come ci ricorda un interessante articolo a firma di Mario Ponari pubblicato su AGI.it (https://www.agi.it/blog-italia/digitale/postare_immagini_sui_social_cosa_dice_la_legge-2031378/post/2017-08-09/), ci sono degli elementi che è sempre opportuno valutare prima di condividere immagini, certamente nel caso in cui vi siano ritratti soggetti diversi da noi, ma anche nel caso in cui ne siamo gli unici protagonisti.
Innanzitutto dobbiamo aver ben presente che, salvo pochissime eccezioni come ad esempio nel caso di personaggi famosi ripresi in luoghi pubblici, per pubblicare un’immagine è necessario il consenso di tutti i soggetti che vi sono ritratti.
Le immagini sono pur sempre dati personali e la loro distribuzione è soggetta sia alla normativa sul diritto d’autore che a quella sul trattamento dei dati personali. E a poco valgono le considerazioni “lo fanno tutti”, “l’ho sempre fatto e nessuno mi ha mai detto nulla” oppure “l’ho pubblicata ma l’hanno vista solo in pochi”: il consenso rimane necessario.
Certo, considerato il modo in cui si opera in ambito social e la velocità del flusso di condivisioni, può apparire impraticabile l’idea di chiedere continue autorizzazioni e consensi, ma siamo almeno coscienti che in assenza di questi chiunque può richiederci di rimuovere dai nostri profili le foto in cui è presente.
In secondo luogo, e non meno importante, dobbiamo acquisire consapevolezza del fatto che raramente, e fatto salvo il caso in cui selezioniamo i destinatari cui la condivisione è rivolta, quando condividiamo una foto sappiamo a chi la stiamo rendendo visibile.
Basta fare un semplice esperimento: siamo in grado (senza andare a sbirciare nelle rispettive liste), di elencare tutti i nostri “amici” su Facebook o tutti i nostri “follower” su Instagram?
Se la risposta è no, ed è no in moltissimi casi, avremo conferma che le nostre condivisioni sono operate almeno parzialmente al buio.
Né, ammettiamolo, sta in piedi l’obiezione “…ma se li ho tra gli amici\follower allora vuol dire che sono persone di cui mi fido” perché è altamente probabile che se andiamo ad analizzare attentamente le liste dei nostri amici\follower (sì…ora siete autorizzati a farlo) troveremo qualcuno a cui siamo solo vagamente collegati ma che non possiamo certo dire di conoscere a fondo…
Senza contare, poi, che, anche nel caso in cui selezioniamo i destinatari, è sempre possibile che uno di loro scarichi la foto o ne faccia uno screenshot dopodiché potrà, a sua volta, distribuirla liberamente in barba ai nostri filtri e alle nostre restrizioni.
Ultimo, ma non certo ultimo, è possibile che un’immagine sia disponibile in rete anche a distanza di anni, e anche se abbiamo provveduto a cancellare il nostro account sui social network.
Per cui prima di condividere una foto in cui siamo ritratti e che ci sembra particolarmente divertente e spiritosa, chiediamoci se la giudicheremo allo stesso modo tra qualche tempo o se, piuttosto, potrà essere fonte di imbarazzo nel momento in cui sarà visualizzata da un ipotetico selezionatore per un colloquio di lavoro o, più semplicemente, da qualcuno che ci ha appena conosciuti e che ricerchi qualche notizia in più sul nostro conto…
C’è da dire che effettivamente è vero, l’uso social ci ha abituati a comportamenti di condivisione che diamo per scontati e che non ci sembrano, dunque, degni di nota.
Non ci sembrano “strani” e tantomeno ci sembrano socialmente irriverenti.
Però, in molti casi, anche solo un attimo di “sospensione”, prendersi un momento prima di cliccare sul pulsante “condividi”, non solo può aiutarci a tenere la nostra personalità digitale più aderente a quella che vogliamo sia percepita, ma può soprattutto evitarci numerosi grattacapi ….