Attenti a ciò che desiderate perché potreste ottenerlo.
Soprattutto se quel che desiderate è conoscere cosa gli altri pensano di voi…senza filtri, quando sono protetti dal velo dell’anonimato.
Spopola, nelle classifiche degli App Store di tutto il mondo, Sarahah, applicazione che permette di mandare messaggi in forma anonima a chi abbia sottoscritto un account, senza che il destinatario possa rispondere e senza che sia possibile risalire al mittente.
Stando a quanto dichiarato dall’ideatore del servizio , il ventinovenne saudita Zain al Abidin Tawfiq, l’applicazione sarebbe nata con lo scopo di fornire feedback costruttivi ai propri datori di lavoro, evolvendosi successivamente in un sistema che consente di esprimere liberamente le proprie opinioni ad amici, parenti o semplici conoscenti, sempre nell’ottica di svincolare l’oggetto del messaggio dalla relazione personale, in modo da concentrarsi sul “cosa” piuttosto che sul “chi”.
In teoria.
Ora, l’anonimato è uno di quegli temi su cui risulta difficile esprimere un’opinione e dichiararsi a favore o contro quando non sia inserito in un contesto ben determinato.
Vero, ad esempio, che le comunicazioni anonime (e cifrate) possono permettere l’accesso a informazioni nascoste nei paesi dove la censura regna sovrana, ma se c’è qualcosa che la storia recente ci ha insegnato è che, per ogni caso in cui l’anonimato garantisce e salvaguarda la libertà di pensiero in regimi oppressivi e antidemocratici, ce ne sono migliaia in cui viene adoperato per compiere atti di vessazione e di bullismo.
Non fraintendetemi, non sono un novello profeta della trasparenza totale, anzi, sono quanto di più lontano da quel Bailey di Eggers e che non ho amato né su carta né su schermo…
Ma accettare una comunicazione unidirezionale in cui una sola delle parti abbia il vantaggio dell’anonimato è un’arma a doppio taglio davvero pericolosa da maneggiare.
E ben prima di Sarahah ce lo hanno insegnato il poco celebre (qui da noi) Yik Yak (http://www.telegraph.co.uk/technology/news/11912360/Yik-Yak-Teen-bullied-on-the-anonymous-app-for-attempting-suicide-starts-petition-for-it-to-be-banned.html solo per fare un esempio) e il più famoso ask.fm (http://www.businessinsider.com/askfm-and-teen-suicides-2013-9?IR=Tp).
Insomma, a prescindere dalle intenzioni di Zain al Abidin Tawfiq, della cui buona fede nessuno dubita, lo strumento può rivelarsi per quel che molti utilizzatori sembrano ritenere sia: un semplice sistema per insultare, deridere o bullizzare restando comodamente (e aggumgerei con una discreta dose di vigliaccheria) al riparo di uno schermo.
Pertanto se davvero bramate il ricevere messaggi e commenti da mittenti ignoti, installate pure Sarahah e pubblicizzate ampiamente il vostro account (se non lo farete sarà piuttosto difficile rintracciarvi con una semplice ricerca).
Ma assicuratevi quantomeno di essere dotati di sufficiente autostima, forza d’animo e autoironia da affrontare messaggi che potranno rivelarsi in una gamma compresa tra le dichiarazioni d’amore sincere e appassionate e i peggiori insulti maligni progettati con il solo scopo di ferirvi facendo leva sulle vostre debolezze…