Da Pianetaebook.com

Dal 26 Ottobre scorso è disponibile online il saggio Io digitale, opera scritta dai tre autori Fiorenzo Pilla, Marco Giacomello e Gabriele Falistocco.
Il libro si propone come una guida, piuttosto che come una serie d’indicazioni su tutto ciò che riguarda la presenza nel web di utenti reali. In questo senso si parla appunto di un fantomatico Io digitale, una sorta di rappresentazione virtuale delle persone fisiche. Per tradurre in maniera pratica il concetto d’Io digitale, è sufficiente cercare su Google i propri dati anagrafici. Inserendo nome e cognome, otterremo poi un elenco di risultati: quelli rappresentano l’Io digitale della persona appena cercata.Gli autori di Io digitale sono riusciti a raggruppare in poche pagine i diversi elementi che determinano l’identità digitale e le conseguenze che essa riflette nella vita “reale, quella oltre il mondo immateriale e fluttuante della rete.

Fiorenzo Pilla, uno degli autori, ha rilasciato una breve intervista per Pianeta eBook. Riportiamo le battute salienti di questa piacevole discussione.

Cosa s’intende per “Io digitale”? Come lo spiegheresti a chi non è pratico della rete e della tecnologia in genere?

“L’Io digitale è ciò che ci definisce e ci dà forma all’interno del mondo digitale. Ogni volta che ci colleghiamo, che scriviamo qualcosa, ogni volta che registriamo, o lasciamo che vengano registrate, informazioni che ci riguardano, una piccola porzione di dati viene scolpita e conservata in maniera virtualmente indelebile all’interno del digital universe. L’insieme di tutti questi elementi costituisce il nostro “Io digitale”, una rappresentazione incorporea e alternativa del nostro “sè” che, per quanto intangibile, ha conseguenze dirette e profonde sulla nostra vita nel mondo reale.”

Nell’opera troviamo un’attenta analisi sul processo di costruzione della personalità digitale. Quale fase rappresenta il punto di svolta del nostro “Io digitale”? L’età matura o già la preadolescenza?

“Ogni fase della vita contribuisce in maniera diversa alla costituzione della nostra personalità digitale, basti pensare, ad esempio, ai genitori che pubblicano le foto dei figli appena nati o registrano domini web con il loro nome addirittura prima che vengano alla luce. Dovendo tuttavia identificare un periodo “di passaggio”, con ogni probabilità questo corrisponde all’arco di tempo che comprende preadolescenza e adolescenza.  È la fase in cui la maggior parte dei ragazzi prende coscienza, in maniera compiuta, dell’esistenza di un mondo digitale e, al tempo stesso, inizia a muoversi in autonomia, con tutti i rischi che possono derivare dalla mancanza di esperienza. Le nuove generazioni di adolescenti hanno un rapporto con il mondo digitale completamente diverso da quello delle generazioni precedenti. La privacy, la condivisione, lo stare insieme, i rapporti interpersonali hanno acquisito una nuova dimensione in cui il digitale è parte naturale e, spesso, preponderante.
Nessun giudizio o demonizzazione, si tratta di una naturale evoluzione nei rapporti sociali dettata dagli strumenti a disposizione e dal contesto. È importante, tuttavia, che questa evoluzione sia accompagnata dalla piena consapevolezza che, per quanto gli strumenti forniscano un’illusione di immaterialità, le conseguenze che le nostre azioni producono sono assolutamente concrete, sia per noi che per gli altri.”

Un capitolo di “Io digitale” è dedicato al rapporto tra i social network e i più giovani. In particolare, viene posto l’accento sul ruolo dei genitori nel saper guidare i propri figli nel mondo digitale. Ma c’è un social network in particolare che nasconde più insidie per grandi e piccini?

“Tutti i social network di “nuova generazione” nascondono delle insidie perché semplici da utilizzare, accattivanti e in alcuni casi basati sul completo anonimato. Con ogni probabilità i più rischiosi sono proprio quelli che garantiscono l’anonimato.
In alcuni casi si tratta di vere e proprie fucine per “bulli virtuali” pronti a mettere alla berlina il malcapitato di turno insultandolo o svergognandolo. Paradossalmente, proprio questo aspetto è parte integrante del fascino che questa tipologia di social network esercita su molti adolescenti.”

Per gli adulti invece i social network rappresentano un valido mezzo per la ricerca di un impiego. In Europa e negli Stati Uniti molte aziende basano sui social network gran parte del giudizio sui candidati. Anche in Italia siamo già pronti per una selezione basata sulla personalità digitale?

“In Italia è già così. La maggior parte dei datori di lavoro italiani va a caccia di informazioni sugli aspiranti candidati tramite motori di ricerca o sui social network. Le piccole e medie aziende lo fanno in modo quasi inconsapevole, mentre per le agenzie di selezione si tratta di operazioni portate avanti in modo più scientifico e massivo, in alcuni casi anche utilizzando in modo automatico i dati provenienti dagli algoritmi dei loro sistemi di selezione.
Definire quali siano i comportamenti utili o quelli dannosi e da evitare, pena l’esclusione ancor prima di arrivare alla fase di selezione, è oggetto di molte ricerche approfondite e di studi interessanti, per questo abbiamo deciso di dedicarvi un’intera sezione del libro.”

Recentemente l’Europa ha obbligato Google a introdurre il diritto all’oblio. Seppur con molte difficoltà, la cosa sembra essere andata in porto. Ma per un utente qualsiasi è davvero questa la soluzione da adottare in caso di contenuti sgradevoli sul web?

“Non è la soluzione definitiva, certo, soprattutto per i limiti tecnici e di carattere pratico che descriviamo all’interno del libro, ma è un buon passo avanti, una soluzione consigliata nel caso ci si confronti con una singola occorrenza negativa.
Tuttavia, nel caso di una ricostruzione o “pulizia” completa del proprio “Io digitale” è necessario porre in essere una serie di azioni; dal contattare gli amministratori dei server su cui risiedono i contenuti sgradevoli, al già citato intervento sui motori di ricerca fino all‘utilizzo di tecniche di posizionamento sui web search engine per tentare di “nascondere” elementi negativi rimuovendoli dai primi posti dei motori.”

Aristotele definì l’uomo “animale sociale”. Questa innata natura spesso porta a esagerare, sforzandosi per apparire sempre aggiornati e ben inseriti nella rete. Quale sarebbe invece il comportamento più adatto per avere il pieno controllo del proprio “Io digitale”?

“Il comportamento più adatto è quello di un utilizzo parco e ben calibrato, utile alla propria carriera, e aderente alla propria personalità più che all’immagine che vorremmo fornire di noi stessi.  L’ipersocialità che il web può garantire è un falso paradigma; inutile ai fini dello sviluppo personale, dannoso se consideriamo i problemi di dipendenza psicologica che può portare. Da secoli, ogni volta che una soluzione “tecnologica” di grande portata irrompe nella civiltà, alcuni ne traggono vantaggi altri ne subiscono le conseguenza. L’importante è avere consapevolezza degli strumenti, conoscerli per utilizzarne le potenzialità ma, al tempo stesso, evitare di essere inghiottiti dai gorghi del mare digitale.”

(Fonte: http://www.pianetaebook.com/2014/10/novita-ebook-io-digitale-dai-social-network-al-diritto-alloblio-i-mille-volti-della-nostra-identita-in-rete-19554)

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